Come si calcola il TFR e dove viene indicato?

Il TFR, o Trattamento di Fine Rapporto, è una componente della retribuzione dei lavoratori dipendenti particolarmente importante e, per questo, da conoscere nel dettaglio, anche perché si è chiamati a prendere importanti decisioni in merito già dalla prima occupazione.

In questo articolo vedremo cos’è e come funziona il TFR per poi passare, attraverso un esempio pratico, ad analizzare come funziona il calcolo della liquidazione riconosciuta al termine del rapporto di lavoro.

Una volta determinato il TFR lordo, andremo a scoprire come funziona la sua tassazione, che avviene separatamente rispetto a quella sui redditi dal lavoro.

Forniremo, poi utili, indicazioni per rintracciare tutti i dati che le aziende devono obbligatoriamente esporre in busta paga in merito al TFR.

Infine, vedremo perché scegliere di destinare il TFR al fondo pensione negoziale del proprio CCNL, come Fondoposte per i lavoratori del Gruppo Poste Italiane, è sempre la scelta migliore.

Cos’è il TFR o Trattamento di Fine Rapporto?

Il Trattamento di Fine Rapporto, o TFR, è un importo riconosciuto al lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro, che avvenga per pensionamento, dimissioni o licenziamento.

Si tratta di una delle componenti della retribuzione che viene trattenuta e corrisposta al termine del rapporto di lavoro. Per costituire il montante del TFR, l’azienda opera un accantonamento mensile, che viene indicato in busta paga.

L’importo annuale di questo accantonamento, pari circa a uno stipendio aggiuntivo all’anno, viene determinato prendendo la retribuzione annua dovuta e dividendola per 13,5, un divisore stabilito per mediare tra quei CCNL che prevedono la sola tredicesima e quelli che, invece, contemplano anche la quattordicesima mensilità.

Alla maturazione del Trattamento di Fine Rapporto hanno diritto i lavoratori:

  • subordinati, con contratto a tempo indeterminato;
  • subordinati, con contratto a tempo determinato.

Questo trattamento riguarda sia i dipendenti di aziende pubbliche, sia quelli delle aziende private.

Un esempio pratico di calcolo del TFR

Il TFR ammonta circa a uno stipendio aggiuntivo all’anno, dicevamo. Ma come si calcola nel dettaglio l’importo da accantonare?

Per illustrare nel dettaglio il procedimento del calcolo del TFR proponiamo un esempio numerico, partendo dal presupposto che il lavoratore preso in considerazione abbia una retribuzione annua lorda (RAL) pari a 30.000 euro e prendendo in considerazione il 2021 come primo anno di lavoro.

Calcolo del TFR lordo

Dividiamo la RAL per 13,5 e nel nostro caso otteniamo un importo pari a 2.222,22 euro. A questo importo dobbiamo sottrarre il contributo al fondo adeguamento pensione (Fap), pari lo 0,5% della medesima RAL, per un totale di 150 euro.

Dunque, il TFR maturato nel primo anno di lavoro, nel nostro esempio ammonterà a 2.072,22 euro (ovvero € 2.222,22 - € 150).

Il calcolo non finisce qui, dal momento che non è sufficiente moltiplicare questo risultato per gli anni di lavoro nella medesima azienda per ottenere l’importo del TFR. Bisogna, infatti, prendere in considerazione un ulteriore elemento: la rivalutazione.

Rivalutazione del TFR

Ogni anno occorre prendere in considerazione la rivalutazione del TFR, che si individua basandosi sull’indice dei prezzi al consumo determinato dall’ISTAT. In parole povere, parliamo dell’inflazione.

La rivalutazione del TFR si determina applicando due aliquote:

  • 1,5% che è la componente fissa della rivalutazione;
  • 75% dell’indice dei prezzi determinato dall’ISTAT, che è la componente variabile del nostro calcolo.

Considerando che nel nostro esempio abbiamo determinato il TFR del 2021, pari a 2.072,22 euro, adesso procediamo con la rivalutazione per ottenere l’accantonamento per il 2022.

Determiniamo le due componenti della rivalutazione:

  • 1,5% di 2.072,22 euro, cioè 31,08;
  • 75% di 11,3% (aumento annuo dei prezzi nel 2022 certificato dall’ISTAT), cioè 8,475% di 2.072,22 euro, dunque 175,62 euro.

La rivalutazione totale sarà dunque pari a 206,70 euro, ma si tratta di un importo al lordo delle imposte, poiché sulla rivalutazione occorre determinare il 17% da sottrarre e corrispondere al Fisco. Nel nostro caso le imposte ammontano a 35,14 euro e, pertanto, la rivalutazione netta è di 171,56 euro.

A questo punto conosciamo il valore del TFR rivalutato per il 2022, che è pari a 2.243,78.

Nel nostro esempio, il TFR totale sui primi due anni di lavoro (2021 e 2022) sarà dunque di 4.316,00 euro (2.072,22 del 2021 più 2.243,78 del 2022).

Ma si tratta, precisiamo, del TFR lordo, sul quale incide la tassazione.

Come viene tassato il TFR?

Per avere un’idea più precisa dell’importo del TFR, occorre prendere in considerazione la relativa imposizione fiscale, poiché questa componente della retribuzione è soggetta a una tassazione separata rispetto a quella dei redditi da lavoro, sui quali si applicano annualmente le aliquote IRPEF.

La tassazione del TFR, invece, non avviene annualmente ma soltanto a seguito della corresponsione della liquidazione al termine del rapporto di lavoro.

Torniamo al nostro esempio numerico e simuliamo che il rapporto di lavoro si sia concluso direttamente nel secondo anno, cioè nel 2022.

Calcolo del reddito di riferimento

Occorre, innanzitutto, ottenere il reddito di riferimento, che si calcola moltiplicando il TFR totale per 12 mesi e poi si divide per il numero di anni di permanenza in azienda, nel nostro caso due.

Dunque, nell’esempio dovremo moltiplicare 4.316,00 euro per 12 e dividere il risultato per 2, ottenendo un reddito di riferimento pari a 25.896 euro.

Calcolo dell’aliquota di riferimento per il TFR

A questo punto, applichiamo gli scaglioni IRPEF pari al:

  • 23% per i primi 15.000 euro, con imposta di 3.450 euro;
  • 25% sui restanti 10.896 euro, con imposta pari a 2.724 euro.

L’IRPEF totale sul nostro reddito di riferimento ammonterà dunque a 6.174 euro.

Con questo dato possiamo determinare l’aliquota di riferimento da applicare al TFR; basterà dividere l’ammontare dell’IRPEF (6.174 euro) per il reddito di riferimento (25.896) e avremo un’imposta del 23,84%.

Calcolo del TFR netto

Riprendiamo il TFR lordo ottenuto sui due anni del nostro esempio, 4.316,00 euro e a questo sottraiamo 1.028,93 euro (il 23,84% da versare al Fisco), ottenendo il valore definitivo della liquidazione: 3.287,07.

Il nostro esempio, per questioni di chiarezza, si è limitato a prendere in considerazione un solo biennio, ma è evidente che si tratta di un conteggio articolato, che necessita di vari passaggi per poter ottenere il dato ricercato.

Dove si trova il TFR in busta paga?

Tuttavia, alcune informazioni relative al TFR sono direttamente reperibili in busta paga.

Nel dettaglio, sul cedolino è possibile reperire le seguenti informazioni sul TFR:

  • retribuzione di riferimento per il calcolo del TFR (o imponibile TFR);
  • TFR maturato nel mese a cui fa riferimento il cedolino;
  • fondo TFR accumulato fino al 31 dicembre dell’anno precedente;
  • quota TFR maturata nell’anno, cioè dal 1° gennaio dell’anno in corso alla fine del mese cui la busta paga fa riferimento.

Sono tutte informazioni obbligatorie, che il datore di lavoro deve indicare sul cedolino, poiché si tratta di un documento legale riepilogativo di tutte le spettanze del lavoratore, incluse quelle legate appunto al TFR, che è una componente della retribuzione differita nel tempo.

Detto questo, occorre tuttavia sapere che l’organizzazione delle informazioni all’interno della busta paga può essere diversa a seconda del datore di lavoro, dunque bisogna cercare alcune “parole chiave” presenti sul documento, per rintracciare i dati legati al TFR: ad esempio, nel caso dei lavoratori del Gruppo Poste Italiane, “TFR 31/12”, “ACC. TFR mese”, “ACC. TFR anno”, ecc.

tfr in busta paga

Chi ha aderito a un fondo pensione, nello specifico a Fondoposte, destinandovi il TFR, deve poi cercare le informazioni nella sezione “PREV COMPL”, dove sono riportati, a livello mensile e annuo, gli importi regolarmente versati al Fondo. Qui le voci “CONTR. C/DIP”, “CONTR. C/AZ” e “QUOTA TFR” indicano rispettivamente l’importo versato a carico del dipendente, quello a carico dell’azienda e quello a titolo di quota del TFR.

tfr in busta paga

Per approfondire vai alla nostra pagina Analizza la tua busta paga.

Perché destinare il TFR a Fondoposte

Tutto quanto fin qui esposto riguarda l’ipotesi di mantenimento del trattamento di fine rapporto in azienda, ma i lavoratori dipendenti hanno l’opportunità di fare una scelta differente: destinare il TFR a un fondo pensione.

Questa scelta può essere esercitata fin dalla prima assunzione. In particolare, i lavoratori dipendenti del settore privato hanno 6 mesi di tempo, a partire dal primo giorno del primo impiego, per comunicare la propria decisione circa la destinazione del trattamento di fine rapporto.

Cosa accade se il lavoratore non sceglie dove destinare il TFR trascorsi i 6 mesi dall’assunzione? Se non si procede a quella che viene definita “adesione esplicita”, ovvero l’indicazione da parte del lavoratore circa la destinazione del proprio TFR, scatta automaticamente l’adesione tacita al fondo pensione negoziale previsto dal proprio CCNL.

Dunque, la quota di TFR maturata dal lavoratore verrà conferita in maniera automatica al fondo pensione di riferimento, come Fondoposte per i dipendenti del Gruppo Poste Italiane.

Destinare il TFR al fondo pensione consente al lavoratore di avviare la costituzione di una pensione integrativa rispetto a quella pubblica.

Una decisione importante, a cui i lavoratori che aderiscono a un fondo come Fondoposte possono poi aggiungere un contributo proprio, pari almeno all’1% della retribuzione mensile, e beneficiare in questo modo anche del contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro, pari al 2,3% della retribuzione; un’opportunità rilevante, riconosciuta dallo Stato ai soli fondi pensione negoziali.

Per approfondire, leggi anche il nostro articolo Come scegliere dove destinare il TFR

Inoltre, occorre considerare il trattamento fiscale del TFR, decisamente più vantaggioso per chi sceglie il fondo pensione. Infatti, mentre sul TFR lasciato in azienda si applica una tassazione separata con aliquota minima pari al 23%, sulla pensione integrativa l’imposta sostitutiva si calcola applicando un’aliquota massima del 15%, che scende di 0,30 punti percentuali per ciascun anno di permanenza nella previdenza complementare oltre il quindicesimo, fino a giungere a un’aliquota minima pari al 9%.

Aderire a un fondo pensione come Fondoposte in giovane età, dunque, non solo consente di avere più tempo per costruire la propria pensione integrativa, ma anche di beneficiare di una tassazione di favore rispetto a quella che si otterrebbe lasciando il TFR in azienda.

Per vedere nel dettaglio come funziona la tassazione del fondo pensione, invitiamo a leggere il nostro articolo Quanto viene tassato il Fondoposte?.

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