Come scegliere dove destinare il TFR

Come scegliere dove destinare il TFR
Come scegliere dove destinare il TFR

I lavoratori, fin dalla prima occupazione, dovrebbero conoscere nel dettaglio le proprie opzioni circa la destinazione del TFR.

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è infatti un importo in denaro che è parte della retribuzione del lavoratore, ma viene corrisposto al momento della fine del rapporto di lavoro, che avvenga per pensionamento, dimissioni o licenziamento.

In questo articolo vedremo innanzitutto cos’è il TFR e in che modo viene determinato rispetto alla retribuzione, quali sono le regole e i diritti dei lavoratori circa la scelta di destinazione del TFR e perché decidere di destinare il proprio TFR al fondo pensione negoziale del CCNL di riferimento è la scelta migliore dal punto di vista previdenziale, fiscale e finanziario.

Infine, vedremo in che modo è possibile destinare il proprio TFR al Fondoposte, il fondo pensione negoziale dei lavoratori di Poste Italiane e delle sue società controllate.

Cos’è il TFR (Trattamento di Fine Rapporto)?

Come anticipato, il TFR è una somma di denaro spettante ai lavoratori subordinati al momento della cessazione del rapporto di lavoro, qualsiasi sia il motivo:

  • maturazione dei requisiti per il pensionamento;
  • dimissioni per cambio di lavoro;
  • licenziamento.

Parliamo, dunque, di una componente della retribuzione che viene trattenuta e corrisposta al termine del rapporto di lavoro. Per costituire il montante del TFR, l’azienda opera un accantonamento mensile, che viene indicato in busta paga.

L’importo annuale di questo accantonamento, pari circa a uno stipendio aggiuntivo all’anno, viene determinato prendendo la retribuzione annua dovuta e dividendola per 13,5, un divisore stabilito per mediare tra quei CCNL che prevedono la sola tredicesima e quelli che, invece, contemplano anche la quattordicesima mensilità.

Ma chi ha diritto al TFR?

Hanno diritto alla maturazione del Trattamento di Fine Rapporto i lavoratori:

  • subordinati, con contratto a tempo indeterminato;
  • subordinati, con contratto a tempo determinato.

Questo trattamento riguarda sia i dipendenti di aziende pubbliche, sia quelli delle aziende private.

Come funziona la destinazione del TFR?

Dal momento che il TFR rappresenta una componente della retribuzione, seppur con prestazione differita, è importante per i lavoratori conoscerne le caratteristiche e, soprattutto, le possibilità di scelta che si aprono circa la destinazione di queste somme che si vanno accumulando nel corso degli anni.

I lavoratori hanno infatti due possibilità di scelta in relazione alla destinazione del TFR.

Nello specifico, essi possono:

  • lasciarlo in azienda e riscuotere il montante totale al momento della cessazione del rapporto di lavoro;
  • destinare il TFR al fondo pensione negoziale previsto dal proprio CCNL.

Questa scelta può essere esercitata fin dalla prima assunzione. In particolare, i lavoratori dipendenti del settore privato hanno 6 mesi di tempo, a partire dal primo giorno del primo impiego, per comunicare la propria decisione circa la destinazione del trattamento di fine rapporto.

TFR: adesione esplicita e adesione tacita

Cosa accade se il lavoratore non sceglie dove destinare il TFR trascorsi i 6 mesi dall’assunzione? Se non si procede a quella che viene definita “adesione esplicita”, ovvero l’indicazione da parte del lavoratore circa la destinazione del proprio TFR, scatta automaticamente l’adesione tacita al fondo pensione negoziale previsto dal proprio CCNL.

Cosa vuol dire? Semplicemente, la quota di TFR maturata dal lavoratore verrà conferita in maniera automatica al fondo pensione di riferimento, come Fondoposte per i dipendenti del Gruppo Poste Italiane.

Ma cosa succede se, ad esempio, il lavoratore decide inizialmente di lasciare il TFR in azienda, per poi cambiare idea in un secondo momento esprimendo il desiderio di destinarlo a un fondo pensione?

Cosa accade in questi casi? I lavoratori possono decidere di destinare al fondo negoziale il proprio TFR in qualsiasi momento successivo. Insomma, è sempre possibile aderire al fondo pensione.

Perché destinare il TFR al fondo pensione è la scelta migliore?

Iniziamo col dire che destinare il TFR al fondo pensione consente al lavoratore di avviare la costituzione di una pensione integrativa rispetto a quella pubblica.

Una scelta importante, a cui i lavoratori che aderiscono a un fondo come Fondoposte possono poi aggiungere un contributo proprio, pari almeno all’1% della retribuzione mensile, e beneficiare in questo modo anche del contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro, pari al 2,3% della retribuzione.

In altre parole, se oltre al TFR l’aderente versa un contributo individuale, ottiene il diritto a ricevere un contributo da parte dell’azienda, aumentando così l’importo accantonato e investito dal Fondo. Si tratta di un’opportunità rilevante, riconosciuta dallo Stato ai soli fondi pensione negoziali.

Inoltre, occorre considerare il trattamento fiscale del TFR, decisamente più vantaggioso per chi sceglie il fondo pensione. Infatti, mentre sul TFR lasciato in azienda si applica una tassazione separata con aliquota minima pari al 23%, sulla pensione integrativa l’imposta sostitutiva si calcola applicando un’aliquota massima del 15%, che scende di 0,30 punti percentuali per ciascun anno di permanenza nella previdenza complementare oltre il quindicesimo, fino a giungere a un’aliquota minima pari al 9%.

Infine, il TFR lasciato in azienda si rivaluta annualmente nella misura del 75% del tasso di inflazione più l’1,5% fisso, mentre il TFR destinato al fondo pensione accumula rendimenti sulla base delle scelte di investimento del fondo, del comparto prescelto e dell’andamento dei mercati finanziari.

È importante tenere sempre ben presente, soprattutto in fasi di instabilità come quella attuale, che quando si parla di previdenza complementare è sempre opportuno considerare un orizzonte temporale lungo, di almeno 10 anni, e non lasciarsi influenzare invece dalle oscillazioni di breve periodo, che possono portare a scelte dettate dall’emotività e potenzialmente controproducenti.

Dunque, la scelta di destinazione del TFR va sempre fatta tenendo presenti i confronti tra rivalutazione e rendimenti in un intervallo temporale che sia almeno di 10 anni, dal momento che parliamo di un investimento a lungo o lunghissimo termine.

Come destinare il TFR a Fondoposte

Veniamo, ora, all’aspetto pratico, ovvero come destinare il TFR a Fondoposte.

Partiamo dall'adesione tacita. In questo caso, è l’inazione del lavoratore ad avviare automaticamente l’iscrizione al Fondoposte e, dunque, non è necessario compiere alcuna azione.

Tuttavia, è importante sapere che Fondoposte fornisce una serie di strumenti utili a verificare la propria posizione, nel caso non se ne abbia contezza.

È sufficiente andare alla pagina del sito dedicata, dal titolo Hai ricevuto la comunicazione di adesione?, in modo da fare tutte le opportune verifiche e prendere in mano la situazione, magari scegliendo di aggiungere il contributo proprio e così fruire anche del contributo aggiuntivo a carico dell’azienda.

Per quanto concerne, invece, l’adesione esplicita, per aderire a Fondoposte occorre compilare in ogni sua parte il Modulo di adesione e sottoscriverlo, dopo aver letto attentamente le “Informazioni chiave per l’aderente” e “l’Informativa sulla sostenibilità”. È fondamentale, inoltre, compilare il “Questionario di autovalutazione” allegato al Modulo di adesione, che aiuta il lavoratore a individuare il comparto di investimento più adatto a sé.

Il modulo deve essere poi consegnato al datore di lavoro o a una delle organizzazioni sindacali che hanno costituito il Fondo.

L’iscrizione decorre entro la fine del mese successivo alla consegna stessa. Entro 30 giorni dal perfezionamento dell’adesione, Fondoposte invia una lettera di conferma dell’avvenuta iscrizione, nella quale l’aderente può verificare anche la data di decorrenza della partecipazione.

Aderire esplicitamente, dunque, significa esprimere la volontà di contribuire alla costruzione della propria pensione integrativa, un’azione che dimostra la consapevolezza del lavoratore circa l’importanza di affiancare il risparmio previdenziale alla pensione pubblica, al fine di affrontare con maggiore serenità il proprio futuro.

Per approfondire consigliamo di consultare la nostra Nota Informativa completa

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