Il fondo pensione aperto rappresenta una delle forme di previdenza complementare disponibili in Italia ed è finalizzato alla costruzione della pensione integrativa dei soggetti aderenti.
In questo articolo vedremo cos’è un fondo pensione aperto e faremo un confronto tra fondi pensione aperti e fondi negoziali (o chiusi), come Fondoposte, spiegando in particolare quali aspetti rendono questi ultimi l’opzione più vantaggiosa per gli aventi diritto.
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Cos’è un fondo pensione aperto e cosa lo differenzia da un fondo pensione negoziale?
Come si deduce dal nome, “fondo pensione aperto”, a questa tipologia di fondo può aderire chiunque, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa. Inoltre, l’adesione è volontaria; ciò significa che ogni soggetto interessato può aderirvi autonomamente e che, come per tutte le forme di previdenza complementare, non vi è obbligo di iscrizione.
I fondi pensione negoziali invece, a differenza di quelli aperti, hanno natura di associazione senza scopo di lucro e vengono istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale.
In quanto tali, quindi, sono collegati al CCNL del Settore che li prevede. Ciò significa che possono aderire al fondo solo i lavoratori a cui si applica quel particolare CCNL; ecco perché sono anche detti “fondi chiusi”.
In particolare, Fondoposte è il Fondo Nazionale di Pensione Complementare per il Personale di Poste Italiane SpA; possono aderire i lavoratori dipendenti al cui rapporto di lavoro si applica il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il personale non dirigente delle Poste Italiane SpA, assunti sia a tempo pieno sia a tempo parziale, con contratto a tempo indeterminato, oppure di apprendistato, o a tempo determinato con durata non inferiore a 6 mesi continuativi, per i quali sia in essere un rapporto di lavoro con Poste Italiane SpA o con Società dalla stessa controllate o con Fondoposte stesso.
Inoltre, i fondi pensione aperti possono essere istituiti da banche, compagnie assicurative, SGR (società di gestione del risparmio) e SIM (società di intermediazione mobiliare), con un patrimonio separato e autonomo rispetto a chi li istituisce; tutte realtà commerciali che operano con scopo di lucro e che, dunque, devono applicare spese e commissioni che vadano a remunerare le attività di raccolta e investimento dei contributi. Cosa che, come abbiamo visto, non avviene nel caso dei fondi pensione negoziali che, invece, sono istituiti nell’ambito della contrattazione collettiva come associazioni senza scopo di lucro.
Per approfondire quest’ultimo argomento, invitiamo a consultare anche il nostro articolo Fondo pensione negoziale: cos'è e come funziona
Ricordiamo, infine, che i fondi pensione aperti, come tutte le altre forme di previdenza complementare, sono iscritti all’Albo dei fondi pensione e sono vigilati dalla COVIP, a tutela dei soggetti aderenti.
Fondi aperti e fondi negoziali: un confronto
Aderire a un fondo pensione aperto offre agli iscritti alcuni dei vantaggi che riguardano tutte le forme di previdenza complementare, nel dettaglio:
- capitalizzazione individuale, che consente di destinare TFR (ove presente), contributi e rendimenti, al netto di imposte e costi, direttamente alla propria pensione integrativa futura;
- tassazione agevolata in tutte le fasi, dalla deduzione annuale dei contributi versati alle aliquote fiscali di vantaggio riconosciute su rendimenti e prestazioni;
- anticipazioni e riscatti, che consentono di ottenere queste prestazioni anche prima della maturazione dei requisiti per il pensionamento, a determinate condizioni.
I fondi pensione aperti presentano, tuttavia, uno svantaggio significativo che occorre prendere attentamente in considerazione e che rende decisamente preferibile, se possibile, l’adesione a un fondo pensione negoziale: i costi.
I fondi aperti, come detto, sono istituiti da banche, assicurazioni, SGR o SIM; tutte realtà commerciali che operano con scopo di lucro e che dunque devono applicare spese e commissioni che vadano a remunerare le attività di raccolta e investimento dei contributi.
Questo non avviene nel caso dei fondi pensione negoziali, che hanno natura di associazione no profit e presentano dei costi più contenuti di quelli applicati dai fondi aperti.
Per avere un’idea dell’entità dei costi, basti pensare che l’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC) di Fondoposte va dal’1,02% del comparto Garantito con permanenza di 2 anni allo 0,27% del comparto Bilanciato con una permanenza di 35 anni. La COVIP, invece, rileva che l’ISC medio dei fondi aperti va dal 2,32%, con una permanenza di 2 anni, all’1,23%, se si arriva a 35 anni.
I fondi negoziali o chiusi, inoltre, comportano ulteriori benefici rispetto ai fondi aperti. In particolare:
- chi aderisce a un fondo pensione negoziale come Fondoposte può scegliere di versare, oltre al TFR, anche un contributo proprio con importo minimo pari all’1% della retribuzione, versato mediante la busta paga;
- se il lavoratore decide di avviare una contribuzione propria, versando almeno l’1% della retribuzione, matura il diritto al contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro, che nel caso di Fondoposte è pari al 2,3%;
- anche le deduzioni fiscali vengono applicate direttamente al cedolino dello stipendio, consentendo dunque al lavoratore di beneficiarne direttamente in busta paga e non in sede di dichiarazione dei redditi l’anno successivo.
In conclusione, se il proprio CCNL prevede un fondo negoziale, l’adesione a quest’ultimo è una scelta consigliata a tutti e in particolare ai più giovani, in modo da fruire di tutti i vantaggi prima possibile.
Sul tema approfondisci con il nostro articolo Fondo pensione e giovani: perché aderire fin da subito?
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari - prima dell’adesione leggere la Parte I ‘Le informazioni chiave per l’aderente’ e l’Appendice ‘Informativa sulla sostenibilità’, della Nota informativa”.